In chiesa si parla di gay, coppie omosessuali, sacramenti: la strada è ancora lunga... eppur si muove
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Non avrei mai pensato di potermi trovare un giorno in una chiesa e sentire parlare di coppie omosessuali, rapporti omosessuali, lesbiche, gender, queer. Perché ci hanno abituato per millenni a un'idea di Chiesa per la quale tutto questo era tabù, osceno, quando non era malefico, satanico, una perversione. La parrocchia di Santa Caterina da Siena di Palermo ha ospitato, alla fine di marzo, due giornate di aggiornamento teologico per il clero e per i laici promosse dalla Arcidiocesi palermitana sul tema "Accoglienza e accompagnamento delle persone omosessuali".
Ho deciso di partecipare ma con non poche remore anche perché non ero a conoscenza di entrambe le giornate; durante gli avvisi pre-benedizione della domenica infatti, ci era stato comunicato solo di un "incontro di formazione" per i laici.
Remore, dicevo, frutto di preconcetti motivati. In sincerità posso dire che se l'invito a partecipare non fosse arrivato dai parroci della parrocchia che frequento, padre Gabriele, padre Piero e padre Emilio, probabilmente non sarei andata, o sarei andata prettamente da giornalista. Ma avendo ormai fatto esperienza dei "miei" parroci, qualcosa mi diceva che sarebbe stata una bella cosa. Così è stato.
Quasi due ore di formazione, intense anche sotto il punto di vista umano. I relatori erano il professor Salvino Leone sulla prospettiva teologico-morale, la professoressa Rosaria Lisi, sulla prospettiva psicologica e il professor Giuseppe Piva sulla prospettiva pastorale.
Semplicità, professionalità e preparazione, sono stati elementi chiave per le due ore. Per affrontare temi che non tutti avevano chiari o erano pronti ad ascoltare. Già, non erano pronti. Siamo persone, uomini e donne, con età, storie e vissuti diversi, e quindi con idee e visioni diverse, ma in ascolto. E questo è l'importante.
Distinzione dei termini più “comuni”: sesso, identità di genere, orientamento
Queste distinzioni sono cruciali per evitare generalizzazioni e riconoscere la varietà di esperienze delle persone omosessuali e transessuali. Nel corso della storia, proprio la confusione tra questi termini e dunque l’ignoranza, hanno portato persecuzioni e discriminazione.
Il sesso biologico è qualcosa stabilito geneticamente alla nascita, che ci viene assegnato, non lo scegli. Nasci maschio o femmina. Esiste anche una percentuale di persone con genere sesso intersessuale, in cui si ha la compresenza di entrambi gli apparati o caratteri sessuali primari.
L'identità di genere è la percezione intima di ciascuno di noi rispetto al sesso biologico. Ci si sente donna, uomo o transgender, indipendentemente dal sesso assegnato alla nascita. Quando l'identità di genere non coincide con il sesso assegnato alla nascita (ad esempio, una persona nata con un sesso maschile si sente donna), la persona può ricorrere a interventi medici per allineare il corpo con la propria identità. Transessuale è il temine utilizzato per indicare la persona che si è sottoposta o si sta sottoponendo alle operazioni necessarie alla transizione da un sesso all’altro.
Quando una persona nella quale il sesso biologico, l’identità di genere ed il ruolo corrispondono si definisce cisgender.
Quando la persona si identifica nel sesso biologico opposto al suo, si definisce transgender.
Termini meno noti ai più anche perché più recenti sono agender che definisce qualcuno che non si attribuisce identità di genere, bigender, chi presenta esteticamente un’identità di genere che risulta un mix tra il maschile ed il femminile, corrisponde alla parola androgino. Si definisce gender-queer quel gruppo di persone di genere non binario che si oppongono agli stereotipi sui generi. Si definiscono, infine, gender-fluid quelle persone che a volte si riconoscono nel genere maschile, altre nel genere femminile.
L'orientamento sessuale indica verso chi è diretta l'attrazione affettiva e sessuale. In base all’orientamento sessuale, i cisgender possono definirsi omosessuali o eterosessuali.
L'ignoranza e la confusione hanno portato a terribili conseguenze e al non considerare, purtroppo, un altro fattore molto importante, la disforia di genere, ovvero quel dolore e quella sofferenza che la discordanza tra sesso biologico e identità di genere provoca nella persona. Questo termine ha fatto la sua comparsa nel DSM-V (Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali). In questo modo è stato sostituito il termine “disturbo di identità di genere”.
Le principali questioni teologiche e antropologiche sollevate nei millenni riguardo all'omosessualità sono molteplici e toccano diversi aspetti della fede, della dottrina e della comprensione dell'essere umano. Tra le questioni teologiche la prima è l’interpretazione delle Scritture, ovvero dei brani biblici spesso utilizzati per condannare gli atti omosessuali e che per questo vengono chiamati clobber texts (da clobber, colpire con forza), per “bastonare” appunto le persone omosessuali.
Durante l’aggiornamento teologico è stato evidenziato che i testi sono pochissimi, in tutto 6-7 versetti su oltre 30.000 nella Bibbia. Molti biblisti contemporanei (anche cattolici) sottolineano che non si può costruire una “teologia dell’omosessualità” su questi pochi versetti, soprattutto se estrapolati dal contesto storico, linguistico e teologico cosa che porta a una lettura e a una interpretazione fondamentalista della Bibbia.
Esiste inoltre una lettura alternativa della Bibbia, e anche questa, che si chiama: “The 49 Verses on Love” o “The 49 Affirming Bible Verses”. Una raccolta simbolica di 49 versetti biblici che celebrano l’amore, l’inclusione e la dignità di ogni essere umano, spesso usati in ambiente LGBTQ+ affirming per contrastare i clobber texts. Non sono versetti che parlano esplicitamente di omosessualità, ma testi che esprimono l’essenza del messaggio biblico: amore, giustizia, accoglienza. Più in generale è stata sollevata nel corso dell'incontro la questione di quali criteri portino a considerare alcuni testi come perenni e altri come contestualizzabili. Una scelta che non può essere personale, di gusto o di convenienza, eppure è proprio quello che accade e questo atteggiamento rende quindi la lettura che è stata finora fatta da "certa Chiesa", non tutta seppur la maggioranza, strumentale e quindi priva di valore.
La tradizione ha spesso dichiarato che gli atti di omosessualità sono "intrinsecamente disordinati" . Definizione questa che si applica a tutti i comportamenti sessuali al di fuori del matrimonio sacramentale eterosessuale, includendo anche rapporti prematrimoniali, masturbazione, contraccezione, adulterio e anche il divorzio. La prudenza nel giudizio quindi è più che necessaria trattandosi di argomenti che oggi sono sdoganati e per lo più accettati. Quindi sono necessari altri criteri morali per valutare l'omosessualità.
Un tema teologico emergente è l'importanza dell'accoglienza, del rispetto e della delicatezza verso le persone omosessuali, evitando ogni marchio di ingiusta discriminazione. Si critica la prassi di negare i sacramenti a persone omosessuali solo per il loro orientamento. Si sottolinea che le persone omosessuali fanno parte a pieno titolo della comunità cristiana e della pastorale ordinaria.
Viene introdotta la distinzione tra un ordine oggettivo (riferito alla finalità biologica della sessualità) e una dimensione soggettiva (l'esperienza personale dell'individuo). Si riconosce che, pur potendo sussistere una valutazione negativa a livello oggettivo, la dimensione soggettiva è profondamente diversa e merita considerazione. La responsabilità morale è strettamente legata alla volontarietà dell'atto.
Natura e origine dell'omosessualità sono stati argomento centrale perché su questo aspetto si è dibattuto nel corso della storia per teorizzare e sentenziare. La genesi specifica rimane in gran parte inspiegata. Sono state esplorate ipotesi biologiche (differenze neuroanatomiche, studi sui gemelli e sugli animali), psicologiche (teorie psicodinamiche, dinamiche familiari), culturali (appiattimento dei modelli di differenziazione sessuale) ed epigenetiche (influenze ambientali sul genoma). La conclusione è che l'omosessualità non è pienamente una questione di volontà.
Esperienza di sofferenza e stigma
Come già accennato all’inizio di questo articolo, è stata messa in evidenza la sofferenza psicologica ("minority stress") e l'emarginazione che spesso vivono le persone omosessuali a causa dell'ignoranza, dei pregiudizi sociali e della cosiddetta omofobia interiorizzata. Lo stigma sociale ha contribuito a patologizzare l'omosessualità nel corso della storia. L’aggiornamento teologico, rivolto a tutti quindi, uomini e donne “di chiesa” e laici, spinge verso l’accettazione della diversità e del rispetto promuovendo una visione dell'omosessualità come una delle possibili varianti della sessualità umana. Viene utilizzata l'immagine "multicolore" per rappresentare la diversità delle esperienze e dei modi di vivere l'omosessualità. Si insiste sulla necessità di ascoltare le esperienze, i sentimenti e i bisogni delle persone omosessuali.
La valutazione morale, se necessariamente si vuole fare, deve passare da una prospettiva naturalistico-biologica degli atti sessuali a una prospettiva antropologico-personalista, centrata sulla persona, sulle sue relazioni, sull'amore e sulla libertà interiore. Il focus non dovrebbe essere sulla categorizzazione, ma su quanto le azioni promuovano il bene dell’altro. Il dibattito teologico è chiaramente in evoluzione e cerca di conciliare la tradizione scritturistica e dottrinale con una crescente comprensione antropologica della complessità dell'omosessualità. Si passa da una visione incentrata sulla condanna degli atti a una maggiore attenzione alla persona, alla sua esperienza soggettiva e alla necessità di accoglienza e non discriminazione.
È stato sottolineato che la Chiesa non dice che le persone omosessuali non possano accostarsi ai sacramenti e durante la giornata a cui ho partecipato, è stato definito un abuso grave negare i sacramenti a una persona unicamente a causa del suo orientamento omosessuale, abuso che non riflette l'insegnamento della Chiesa, la quale invita all'accoglienza e all'accompagnamento di queste persone nella vita sacramentale, pur nel rispetto della dottrina sulla castità. Ricordando che le persone omosessuali vengono invitate a frequentare i sacramenti, pur dovendo osservare la castità così come è richiesta a tutti coloro che non sono sposati.
Queste cose sono contenute nel Catechismo della Chiesa attolica, scritto nel 1997, un documento ufficiale che raccoglie e sistematizza l'insegnamento dottrinale, morale e liturgico della Chiesa, pubblicato per volontà di Papa Giovanni Paolo II e approvato nel 1992 (la sua versione ufficiale è stata completata nel 1997). Dobbiamo inoltre tener conto che è stato scritto più di trent'anni fa, e non soltanto la scienza, la cultura, ma anche la Chiesa, ha fatto dei passi ulteriori da allora.
Questo aggiornamento teologico è la dimostrazione che qualcosa si muove, che strada che si sta percorrendo è quella giusta ma è necessaria la collaborazione di tutti, perché ci sono millenni di distorsioni e interpretazioni errate da smontare e ricostruire e le testimonianze alla fine dell'incontro ne sono state la conferma; testimonianze di persone omosessuali che si sono sentite rifiutate, di madri afflitte perché i figli omosessuali vengono additati e rifiutati da quella Chiesa nata sotto il nome di un Cristo in cui loro credono fin da bambini e che per loro è padre, fratello, amico. Che per loro è rifugio e amore.
La strada è lunga, ma si sa, il cristiano ha la speranza dalla sua oltre alla fede. Ha la perseveranza.
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