Le parole sono importanti: un glossario/vademecum dell'inclusione da scaricare e tenere sempre vicino
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CMB, acronimo di Christian Blind Mission, è un'organizzazione umanitaria impegnata da oltre cento anni nella prevenzione e cura della cecità e della disabilità evitabile e nell’inclusione delle persone con disabilità nel Sud del mondo e in seguito in Italia. Ha realizzato un breve glossario che mira a fornire una panoramica dei termini più diffusi e utilizzati nel dibattito sulla disparità e sull'inclusione, al fine di mantenere sempre chiara la loro definizione e comprendere l'impatto che le parole possono avere nella comunicazione e nelle relazioni interpersonali.
Con lo stesso intento è stato incluso un pratico vademecum sulle espressioni comunemente usate in modo improprio nel contesto delle disabilità, accompagnate da alternative che dovrebbero essere preferite per evitare discriminazioni, offese e pregiudizi. Adottare una comunicazione appropriata e rispettosa (sia a livello verbale che comportamentale) rappresenta un importante passo verso una cultura inclusiva, da promuovere e praticare quotidianamente.
Si parte quindi fecendo il punto e chiarendo alcuni termini sulla discriminazione come ad esempio abilismo, crimini d’odio, discriminazione, discriminazione intersezionale o multipla, Inspiration porn (pornografia motivazionale). O ancora molestia, razzismo, segregazione, xenofobia, stigma. Alcune vi saranno familiari, altre no, ma fidatevi se vi diciamo che anche se pensate di conoscere il significato di alcune, spesso in realtà ne conosciamo solo il loro "senso". Il glossario continua con un chiarimento su alcuni termini sull’inclusione, ad esempio autodeterminazione, diversità, equità, inclusione, resilienza, uguaglianza.
Nel pratico vademecum invece sono iseriti "Termini/espressioni utilizzate" e accanto "Termini/espressioni da utilizzare".
Un esempio?
"Prendiamo la parola abile, normale, normoabile, normodotato. Usa “persona senza disabilità” o “persona non disabile”.
Definire il concetto di normalità è difficile e non esistono gruppi contrapposti di “normali” e “non normali”. Ognuno di noi può contribuire allo sviluppo di una cultura di pari opportunità. Iniziamo con l’evitare termini come normoabile e normodotato che sminuiscono automaticamente chi non lo è come “non normale o anormale”, “poco dotato”, “non abile o inabile”. Ricordiamoci che tutti potrebbero sperimentare nel corso della propria vita una condizione di disabilità anche se temporaneamente. Usa “persona con disabilità”, espressione che mette al primo posto la persona e, solo come sua caratteristica, la disabilità."
Potete scaricare il glossario/vademecum cliccando qui o condividere questo articolo, l'importante è coinvolgere il più persone possibili e in qualunque ambito della vostra vita, familiare, lavorativo, sociale.
E sarebbe opportuno che gli organi d'informazione soprattutto utilizzassero un linguaggio adeguato sia sui giornali che sui canali social, ma questo è possibile solo se si hanno chiare parole, termini e significati.
Buona lettura!
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